My work is a meditation on light, its ephemerality, its power to reveal and obscure, and its ability to shape our emotional experience of the natural world. I am drawn to the threshold moments where light slips between presence and absence, clarity and shadow. These liminal spaces become sites of reflection, inviting a slower, more attentive way of seeing.
Rooted in a sculptural training in metal, my practice now spans painting, drawing, and printmaking, mediums through which I explore how light dissolves form and creates it anew. Nature is my primary subject, not in its literal contours, but in how it is transformed by light. Echoing the Impressionists, especially Monet, I translate fleeting encounters with landscape into layered fields of colour. These works fragment and reassemble vision, echoing the pixelated saturation of contemporary digital perception while retaining an organic, painterly presence.
Philosophically, my work is informed by the Japanese concept of Ensō, the expressive void, the beauty of imperfection, the balance of opposites. This idea guides my approach to composition and colour: what appears minimal or monochrome slowly reveals hidden depth and subtle variation. Absence becomes fullness; emptiness becomes form. Moreover, the titles of my works, phrases like “tell me”, “in light of”, “secret”, or “sing me a song”, act as invitations to a kind of silent dialogue. They suggest intimacy, listening, and the ineffable nature of perception itself. Just as light transforms the seen world in subtle, often fleeting ways, these titles evoke the elusive ways we try to communicate feeling, memory, and experience. They mirror the works’ themes of transience and introspection, proposing that looking is a form of listening, and that each piece is both a message and a response in an ongoing conversation between the viewer and the world.
In an age of overstimulation and hyper-visibility, I offer a quieter encounter, one that reconnects us to elemental perception and the poetics of the seen. My work aligns with a contemporary return to materiality, slow looking, and the contemplative gesture, offering space for resonance beyond representation.
Dichiarazione dell’Artista
Il mio lavoro è una meditazione sulla luce, la sua natura effimera, il suo potere di rivelare e oscurare, e la sua capacità di plasmare la nostra esperienza emotiva del mondo naturale. Sono attratta da come la luce scivola tra presenza e assenza, tra chiarezza e ombra. Questi spazi liminali diventano luoghi di riflessione, invitando a un modo di vedere più lento e attento.
Radicata in una formazione scultorea in metallo, la mia pratica oggi si estende alla pittura, al disegno e alla stampa, mezzi attraverso cui esploro come la luce possa dissolvere la forma e ricrearla. La natura è il mio soggetto principale, non nei suoi contorni letterali, ma in come viene trasformata dalla luce. Di riflesso agli Impressionisti, in particolare Monet, traduco incontri fugaci con il paesaggio in campi stratificati di colore. Queste opere frammentano e ricompongono la visione, richiamando la saturazione pixelata della percezione digitale contemporanea, pur mantenendo una presenza pittorica e organica.
Filosoficamente, il mio lavoro è ispirato dal concetto giapponese di Ensō, il vuoto espressivo, la bellezza dell’imperfezione, l’equilibrio tra opposti. Questo pensiero guida il mio approccio alla composizione e al colore: ciò che appare minimale o monocromatico rivela lentamente una profondità nascosta e variazioni sottili. L’assenza diventa pienezza; il vuoto prende forma. Inoltre, i titoli delle opere, come ad esempio “tell me”, “in light of”, “secret”, o “sing me a song”, agiscono come inviti a un dialogo silenzioso. Suggeriscono intimità, ascolto e la natura ineffabile della percezione. Proprio come la luce trasforma il mondo visibile in modi sottili e spesso fugaci, questi titoli evocano i modi elusivi con cui cerchiamo di comunicare emozioni, ricordi ed esperienze. Riflettono i temi dell’impermanenza e dell’introspezione, proponendo che guardare sia una forma di ascolto, e che ogni opera sia insieme un messaggio e una risposta in una conversazione continua tra l’osservatore e il mondo.
In un’epoca di sovrastimolazione e ipervisibilità, offro un incontro più silenzioso, che ci riconnette alla percezione elementare e alla poesia del visibile. Il mio lavoro si inserisce in un ritorno contemporaneo alla materialità, allo sguardo lento e al gesto contemplativo, offrendo uno spazio di risonanza oltre la rappresentazione.